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Richiami

 

Torno ai richiami della tua custodia

in curve di magnolie, nello scirocco indeciso,

e il movimento è un tonfo di carotidi incrinate,

di isterie e di rimandi.

 

Sovraccarico d’anni fingo certezze

tra le ombre asimmetriche

per dragare le note di un sospetto:

 

imbrattavo le notti, mentre la sera spezza i tendini

per l’impazienza della monotonia.

Non resta che l'occasione dello smarrimento

amaro tra i graffiti che tracciammo,

così come le molle d’orologio,

le pulsanti invasioni,

l’invito a ciondolare tra gli agguati

sull’orlo del sorriso che non stacca.

 

 

*

 

 

Silenzi

 

Ho nascosto i silenzi nello splendore dei granulociti

nel consueto, alternarsi delle tue promesse,

una musa più ebbra e stupefatta

per il debutto della fantasia

era il congedo di quella spirale

che avvolgeva i ricordi.

Una tregua al mio corpo come d’incanto

l’increspata stesura del ripetere,

lamentosa lingua del proporre le follie del mio segno.

Inquiete le mani tra i capelli

sfidano il registro sconnesso,

quel prodigio che annaspava armonioso

e non sa più come sconfiggere l’autunno

ormai lunghissimo, ingombrante,

nella dimenticanza del riflesso.

 

 

[ tratte da Il senso della possibilità, Kairòs Edizioni, 2013 ]

 

 

 

 

 

 Franca Alaimo - 15/08/2013 18:46:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Fedele ad un linguaggio che segue l’in-solito paesaggio psichico, Spagnuolo spezza la successione temporale mescolando insieme, in questi due testi, ricordi e testimonianze oggettuali del suo cammino esistenziale fino a "questa" vecchiezza solitaria, priva della presenza della donna che fin qui l’aveva accompagnato.
Con lei sembra vacillare perfino la Musa, quel "prodigio che annaspava armonioso", dandogli la sensazione di essere rimasto spoglio ad affrontare il lunghissimo autunno della sua vita, "nella dimenticanza del riflesso".
Ma, ancora una volta, la poesia splende nella sua stessa ammissione di assenza. Del resto è dall’assenza/distanza che essa nasce, spesso.

 Loredana Savelli - 13/08/2013 22:02:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Suadenti ma in qualche modo sfuggenti, queste liriche alludono alla nostalgia senza nominarla, sospese in un alone indefinito in cui passato, presente e percezione del futuro si sovrappongono, confondendosi.
"Sovraccarico d’anni fingo certezze" è un verso che dice molto dell’atteggiamento lucido e controllato del poeta, coivolto da un’onda di ricordi, ma capace di astrazione.
Mi è giunta un’emozione forte e misurata, una piccola amarezza addolcita dal nitore di alcune immagini: "quel prodigio che annaspava armonioso".

 Luciana Riommi Baldaccini - 13/08/2013 13:33:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Due testi intensi e formalmente perfetti, che mi hanno toccato profondamente. Ho sentito risuonare il trascorrere del tempo e l’amara prefigurazione della fine, con tutto ciò che significano, di perdita e di nostalgia, per un’età "sovraccarica d’anni", che tuttavia non rinuncia all’occasione di smarrirsi tra i segni, indelebili, che sono stati tracciati nella vita trascorsa e impressi nella memoria: i segni di un amore, forse, che non si può dimenticare e che continua a sorridere. Ma tra questi "richiami" e "silenzi" ho percepito anche l’amore inesauribile per la scrittura, la scrittura poetica che offre compagnia alla solitudine e dà tregua all’inquietudine di chi "non sa più come sconfiggere l’autunno/ ormai lunghissimo, ingombrante,/nella dimenticanza del riflesso".
Ringrazio la redazione per questa proposta di poesia.

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